Il sole splende quest’oggi, ma in noi c’è un peso che questa giornata porta con se’. Oggi, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Crediamo che la violenza sia esclusivamente fisica, che debba lasciare solo dei segni, dei lividi. Ma la violenza non è solo fisica, spesso è meno visibile e lascia cicatrici più profonde.
Da troppo tempo la donna è vittima di abusi e molestie, costretta a sottostare agli uomini.
Ancora oggi la disparità di diritti è abissale, il modello di donna che non deve lavorare, ma rimanere tra le mura domestiche, è ancora troppo diffuso.
L’istituto U. Masotto si è tinto di rosso oggi: ragazze con maglioni e camicette rosse, cartelloni appesi che recitavano frasi contro la violenza, una gradinata allestita con le note scarpe rosse. Il professor Bellin, attore teatrale, durante il minuto di silenzio, ha recitato un brano che ha fatto riflettere tutti. E poi, una presa di posizione da parte dei ragazzi, che ad inizio mattinata, si sono posti nell’atrio delle 3 sedi facendo un segno sotto l’occhio destro con un rossetto rosso.
Inoltre, sabato 23 novembre, durante l’assemblea d’istituto, i professori hanno deciso di informare noi giovani riguardo a tutti i tipi di violenza che le donne sono costrette a subire, chiamando un‘avvocatessa e una psicologa del Centro antiviolenza Donna chiama donna, le quali ci hanno elencato le varie forme di violenza che le donne sono costrette a subire, dalla molestia allo stalking, dalla violenza domestica a quella sul lavoro. Hanno toccato un tema molto delicato come lo stupro, anche con frasi che tengo a riportare qui:” Una minigonna, una maglietta scollata, un tasso alcolemico alto e dei tacchi alti, non giustificano uno stupro, un NO rimarrà per sempre un NO. Nulla giustifica la mente malata di queste persone.”
Per il biennio, invece, il prof Gelain ha presentato la gravità del fenomeno seguito dal forte monologo ‘Mi chiamo Valentina e credo nell’amore’ di Asia Pigatto e Chiara Arzenton.
Noi ragazzi, insieme agli adulti cerchiamo di diffondere il più possibile questo messaggio, perché come recitava lo slogan pubblicato l’anno scorso: “ Non è normale che sia normale.” Quello che il segno rosso sulle nostre guance ha voluto oggi ricordare.
Eleonora Montorio, 3AS
Servizio fotografico di Tommaso Valerin 4BL