Nella mattinata del 31 marzo e del 7 aprile scorso le classi 3AS e 3CL hanno partecipato in streaming a due incontri formativi curati dall’Associazione Diciassette dedicati ai temi dello sviluppo e della sostenibilità. A presentare il progetto alcune dottorande della Statale di Milano che stanno svolgendo un percorso di studi sul diritto e lo sviluppo sostenibile. 

L’iniziativa intendeva informare gli studenti sui temi di Agenda 2030, che richiedono oggi più che mai una urgente riflessione. Questo programma è stato scritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU e comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile “Sustainable Development Goals, SDGs” da raggiungere entro il 2030.

L’incontro si è aperto con la proiezione di alcune immagini significative riguardanti problematiche socio-economiche e ambientali, come la povertà, la violenza sulle donne, i disastri ambientali, ecc.

Successivamente alla presentazione degli esperti si è sviluppato un dibattito su come possano essere risolti questi problemi facendo così emergere alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030, come per esempio gli obiettivi 4, 5 e 12 riguardanti l’istruzione accessibile a tutti, l’uguaglianza di genere e la garanzia di modelli sostenibili di produzione e consumo, come dimostrano alcuni progetti riguardanti l’agricoltura sostenibile avviati in Italia, per esempio il progetto “Evoluzione terra” e “L’ alveare che dice sì” e altre iniziative che riguardano le bioplastiche e il commercio tradizionale. E naturalmente non poteva essere trascurato un altro aspetto cruciale, ovvero come il Covid-19 possa influire su queste tematiche. Nella seconda parte degli incontri gli studenti sono stati divisi in 4 gruppi ed hanno svolto un’attività di role playing alla quale hanno partecipato con entusiasmo: l’attività consisteva nell’affrontare un dibattito sulla proposta di costruire una strada di accesso veicolare a una valle finora riservata all’accesso pedonale, affidando all’interno di ogni gruppo i ruoli  di sostenitore ed oppositore della proposta. L’obiettivo dell’attività era far emergere le difficoltà di trovare un punto di convergenza su temi delicati come quello dello sviluppo sostenibile. Nel corso del secondo incontro agli studenti è stato proposto un altro gioco interattivo in cui venivano poste loro delle domande sui problemi derivanti dalla produzione e il consumo di due prodotti, ovvero le magliette e l’avocado. L’incontro si è concluso con la condivisione da parte di ogni gruppo delle idee emerse dalle attività, il saluto e il ringraziamento alle esperte dell’Associazione Diciassette.

Alice Baretella, Susanna Morello, Giulia Vaccaro, Giulia Ferron

3AS Liceo Scienze umane

Mercoledì 7 Aprile, nell’ambito della terza giornata sulla legalità è stato organizzato un incontro a cura della Consulta Provinciale degli Studenti di Vicenza, che ha visto come protagonista il Colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio. Conosciuto ai più come Ultimo, nel 1993, arrestò con i suoi uomini, Salvatore Riina, capomafia nonché mandante delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Rivolto a tutte le scuole superiori, l’incontro si è svolto nel segno della sensibilizzazione verso i principi di Legalità, Giustizia e Solidarietà a cui ha richiamato De Caprio, particolarmente attento alla cura verso “gli ultimi”. 

In questa occasione il Colonnello ha dato la sua disponibilità per rispondere a tutte le domande degli studenti, che sono state numerose. A sottolineare l’importanza dell’incontro erano presenti il Prefetto di Vicenza e il Dirigente Provinciale, Carlo Alberto Formaggio, che hanno accolto il Capitano e salutato tutti gli studenti
vicentini con un breve discorso. “Il Capitano Ultimo è un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla legalità e alla collettività. La sua dedizione deve rappresentare per noi una fonte di ispirazione e uno stimolo” dice Emanuela Ropele, referente provinciale della CPS. Sono stati molti i temi trattati in quest’incontro.
Ma ciò che più di ogni altra cosa è emerso è stata la sensibilità, la levatura morale e l’umiltà di un uomo che ha impiegato tutte le sue energie in nome dei suoi ideali e al servizio dello Stato, mettendo più volte a rischio la sua vita e quella della sua famiglia.
La storia del nostro paese è costellata anche di vicende in cui lo Stato ha fallito. Ma non per questo dobbiamo smettere di sperare in un futuro migliore, che abbia come asse portante la libertà e l’uguaglianza.
D’altro canto, in un momento così complesso, come quello che stiamo vivendo, solo il senso civico e il rispetto delle leggi ci hanno permesso di rallentare l’evoluzione della pandemia. Ecco allora che poter ascoltare le parole del Capitano Ultimo è stato per noi un onore e un’esperienza unica, fonte di ispirazione e di riflessione.

Matteo Alfano 5 BS

 

 

Dott. Giovanni Bressan

(Imperial College London)

 

“Breve storia dell’ottica, dagli Egizi al XXI secolo”

Mercoledì 14/04/2021 - ore 9:50 – 11:50

 

In diretta su 

https://www.youtube.com/c/IstitutoMasotto2020

 

 

Allor fu la paura un poco queta

che nel lago del cor m' era durata

la notte ch' i' passai con tanta pieta.

(Inferno I, 21)

La forma, modellata sul nominativo latino pietas, tende a distinguersi da pietà, pietate, pietade (tratte dall’accusativo pietatem e usate anch’esse da Dante) per significare specificamente 'tormento', 'angoscia', come nel passo citato, oppure 'affetto', 'devozione' che i figli provano per i genitori, come nel passo: “né dolcezza di figlio, né la pieta / del vecchio padre” (Inferno XXVI, 94-95; parla Ulisse, che poco prima ha menzionato il pius Enea). P. D’A.

In questi versi Dante parla di un tormento, di un’angoscia che lui denomina pietà, un sentimento provato tutti i giorni da chiunque, in particolar modo rispetto all’avvenire, che spesso risulta diverso dalle nostre aspettative, inducendo in noi una paura futile, ma che si radica talvolta su grosse radici e ci porta a trascurare il presente. Purtroppo non possiamo praticare l’idea tanto utopica di Schopenhauer, liberarci dall’angoscia, trasformando la voluntas in noluntas, in quanto se non desiderassimo non ci sentiremmo nemmeno vivi, dunque non ci resta che convivere con questo sentimento, ma senza farci schiacciare da esso e ponderandolo come conviene. Tante volte l’angoscia deriva anche dalla noia, infatti Cesare Pavese stesso nel suo romanzo “Il Carcere” afferma “L’angoscia vera è fatta di noia. Inoltre la parola pietà ci rimanda anche al verbo compatire, etimologicamente soffrire con l’altro, non nel senso di deplorare, o provare pena come siamo soliti ritenere. Al contrario, esso ci induce ad essere sensibili agli altri, atteggiamento che io trovo essenziale, perché nel momento in cui si percepiscono gli stessi sentimenti, si arriva a condividerli, alleggerendo così un peso che per uno soltanto sarebbe insopportabile. Difatti spesso la gravosità di un problema può venire meno se ad affrontarlo si è in due o più. Questa parola induce in me l’idea di una consonanza con “La pietà” di Michelangelo, in cui vediamo la Vergine che sorregge il Cristo, il quale è stato fatto più piccolo per consentire ciò. Nonostante per Michelangelo fosse solo unidea pratica di semplificazione dell’idea logica e strutturale della scultura, nell’opera vedo un'analogia che va oltre alla dimensione della geometria. Penso che questo particolare faccia capire a noi che in un contesto di pietà, affinché qualcuno ci aiuti, dobbiamo essere in grado di farci più piccoli e accettare di dover essere sorretti, gettando nell’angolo l’orgoglio, perchè compatire penso che significhi anche accudire l’altro e aiutarlo a leccarsi le ferite.

Elshadai Giacon 5 CL

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Oggi, nella giornata di San Valentino, vogliamo rendere omaggio a tutti gli innamorati, tornando per un momento all'interpretazione romantica del passo di Francesca, rileggendolo alla maniera di un grande poeta, Ugo Foscolo. Ecco una sublime storia d'amore di fronte alla quale l'Inferno stesso sembra sparire. Restano solo Paolo e Francesca, con il loro grande amore: la parola-chiave "amor" viene scandita impressivamente per tre volte, con forte anafora, all'inizio di tre terzine (vv. 100-106).C.M.
E' possibile fare numerose riflessioni grazie a questa parola, perchè l'amore è ovunque. Se siamo fortunati lo viviamo in famiglia, con gli amici, con un partner. Amore ad oggi può assumere numerose rappresentazioni, può identificarsi in un gesto semplice come un messaggio che chiede come stiamo, in un regalo, in una carezza.
Una cosa che possiamo dire a riguardo è sicuramente che vivere l'amore in questo lungo e pesante periodo non è facile. Rispetto all'esperienza che abbiamo vissuto tutti quanti (e che stiamo ancora, in parte, vivendo, oggi) possiamo parlare di:
- amore per gli amici: da cui siamo stati obbligati a stare lontani per molto tempo e che non abbiamo comunque potuto abbracciare quando li abbiamo rivisti. Proprio a causa di questa lontananza, però, abbiamo potuto riconfermare quelli che sono i legami veri, gli amici veri.
- amore per il partner: l'allontanamento tra i fidanzati è probabilmente stata la cosa più difficile da sopportare, per loro, anche perchè questo ha messo sicuramente a dura prova la forza della relazione stessa, così portando a termine alcuni rapporti o rafforzandoli ancora di più.
- amore nel nido familiare: questo è l'unico amore che abbiamo potuto continuare a sentire, fisicamente, anche se anche questo è venuto meno nei casi in cui anche un solo membro della famiglia doveva isolarsi in una camera poichè contagiato. La quarantena ci ha anche fatto venire meno la possibilità di vivere l'amore dei nonni e per i nonni, così come per altri familiari più lontani. Però il fatto di restare chiusi in casa con i propri genitori
e fratelli ci ha dato la possibilità di riavvicinarci alla nostra famiglia, di litigare, sicuramente, ma anche di fare pace e passare del tempo insieme, cosa che secondo me diamo troppo per scontato.
Se il tempo avesse un prezzo avrebbe il valore più grande e l'amore sarebbe al secondo posto, subito dopo il tempo.
Nelia Ungureanu 5 CL

La regione Veneto ogni anno organizza un concorso per la valorizzazione e la tutela del patrimonio della regione, attraverso musica, teatro e poesia. Quest’anno la classe 5BS ha deciso di partecipare su proposta dell’insegnante di indirizzo.  

Così a Febbraio, rispettando le norme per il Covid-19, la 5BS si è recata presso l’enoteca “Da Cesare” e, dopo un ottimo pranzo in compagnia (ma mantenendo sempre le distanze), ha realizzato un video, in cui ha presentato una serie di piatti tipici veneti, come la “fritaja con radecio de Asiglian e zeola”(frittata con radicchio di Asigliano e cipolla), il risotto “coi rovinazzi” (risotto con le rigaglie), il baccalà alla vicentina, la “pastissada de caval” (spezzatino di cavallo), fino ad arrivare ai famosi zaleti di Venezia, al pandoro di Verona e al “pom prussian” (Pomo prussiano).  La proprietaria del locale ha allestito una tavola imbandita con tutte le specialità degustate, che è diventata l’esclusivo set del video.                                                       

Ovviamente al ricco menù non potevano mancare i vini! La scelta spaziava tra Scirac dei Berici Doc, l’Amarone della Valpolicella, il Cabernet Franc dei Berici e il Prosecco di Treviso. Per ogni piatto o bevanda, la classe ne ha raccontato brevemente la storia e la preparazione. Tra interruzioni, musica e risate, la realizzazione del video ha richiesto due mesi di preparazione.

Il giorno 25 Marzo si è tenuta la premiazione e la 5BS si è classificata nella rosa dei vincitori! Una grande gioia che ha premiato l’impegno e la coesione della classe. 

Ecco a voi il TRAILER di presentazione e il VIDEO completo. Buona visione!

Alessandra Muraro,  5°BS

 

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